“Sono gli stessi esperti di radioprotezione (ICRP) a dire che gli effetti sanitari della radioattività sono proporzionali alle dosi e che non esiste alcuna soglia. Ciò significa che anche dosi minime
di radioattività producono danni sanitari”
LA REALTÀ
· L’ipotesi di proporzionalità senza soglia tra dosi ed effetti è un’ipotesi di lavoro (non una verità scientifica) che si usa per valutare l’adeguatezza delle misure di radioprotezione e non gli effetti di una determinata esposizione.
· Secondo questa ipotesi gli effetti (ipotetici) delle basse dosi si calcolano a partire da quelli (reali) riscontrati alle alte dosi (esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki) tracciando una retta fino a zero.
· Questa ipotesi porta a sopravvalutare gli effetti delle piccole dosi, e quindi agisce nel senso della sicurezza in fase di progettazione delle misure di radioprotezione.
· Nella realtà le cose stanno diversamente.
· L’ipotesi lineare comporta infatti che in un gruppo di 100 persone che assumono ciascuna una dose di 10 Sv si ha lo stesso numero di decessi che in un milione di persone che assumono ciascuno una dose di 1 mSv. È come dire che distribuendo carezze a 1 milione di persone si hanno gli stessi effetti sanitari che distribuendo pugni a 100 persone. È evidente che non può essere così.
· L’evidenza sperimentale mostra invece che gli effetti della radioattività non sono proporzionali alle dosi e che fino a determinati valori di dose (circa 100 mSv) non si registra alcun effetto sanitario negativo.
· Questo fatto risulta evidente considerando l’esposizione alla radioattività naturale. L’esposizione della popolazione italiana alla radioattività naturale varia di un fattore 8 (da 0,5 a 4,5 mSv/anno) a seconda dell’area di residenza. Se fosse vera l’ipotesi lineare, nelle zone a fondo più elevato (Pozzuoli) si dovrebbe registrare una incidenza di patologie radioindotte (tumore, leucemia) 8 volte maggiore rispetto alle zone a fondo più basso (Aosta). Invece i dati epidemiologici non evidenziano alcuna differenza.
· L’ipotesi di linearità senza soglia va quindi utilizzata per progettare e valutare l’efficacia delle misure di radioprotezione, e non per calcolare gli effetti sanitari (inesistenti) delle piccole dosi.